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Persone scomparse, 30mila in Italia. La metà sono minori

Minori e anziani, italiani e stranieri, uomini più che donne, di ogni classe sociale. E’ un identikit molto generico quello della persona scomparsa, perché il “fenomeno drammatico”, come lo ha definito il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, è diffuso in ogni fascia sociale e d’età e su tutto il territorio, dal Nord al Sud. L’ultimo numero che fotografa questa realtà è 29.763: tante sono le persone che risultano tuttora scomparse in Italia in una lista aperta nel 1974 ed alla quale solo nei primi mesi di quest’anno si sono aggiunti altri 558 nomi.

Le loro foto sono affisse nelle pareti o sepolte nei cassetti delle questure di tutta Italia: assieme sono come una cittadina svanita nel nulla. Parlando al convegno internazionale “La scomparsa di persone: una sfida per i Paesi Ue”, promosso presso la Scuola superiore dell’Amministrazione, Alfano lo ha definito un fenomeno che “desta allarme sociale”, perché “dietro ognuno di quei numeri c’è una persona che non si trova e il pianto dei familiari disperati”.

Le principali cause, ha spiegato il ministro, “sono l’allontanamento volontario, disturbi psicologici, il diventare vittime di reato e poi ci sono altri due fenomeni: gli anziani affetti da Alzheimer e la crisi economica che fa aumentare disturbi e crisi depressive portando i soggetti ad allontanarsi dal proprio ambiente”. Negli ultimi due anni sono state registrare oltre 23mila denunce di scomparsa. In realtà, se si guarda alle cifre, la prima ragione è collegata al problema dell’immigrazione di massa degli ultimi due decenni ed al sistema di accoglienza dei cosiddetti minori non accompagnati.

Stranieri.
Quasi 20mila, gli stranieri rappresentano il grosso degli scomparsi in Italia. Il numero è ancora più drammatico se si considera che quasi 13 mila di essi sono minorenni. “In grande maggioranza si tratta di ragazzi che si allontanano volontariamente dalle abitazioni o dalle comunità cui vengono affidati. Ma ci sono anche – ha spiegato Alfano – i minori sottratti da uno dei coniugi e quelli vittime di reato”. Sul totale pesano altre incognite legate al fenomeno migratorio: di frequente i migranti fanno perdere le proprie tracce volontariamente per spostarsi in altri Paesi, ma sul destino dei minori in fuga molte associazioni hanno spesso lanciato l’allarme.

Donne. Spaventa anche il dato femminile. Soltanto nel 2012 sono sparite due donne ogni giorno, in media, dal 1974 a oggi più di 200 ogni anno; un terzo del totale delle persone di cui non si hanno più notizie. Anche in questo caso, la maggior parte delle denunce riguarda cittadine straniere (5.720), mentre le italiane sulla lista sono 580. Gli uomini sono 20.463, di cui 14.227 stranieri. Gli italiani spariti all’estero, invece, sono 178 dei quali 131 maggiorenni, 21 over 65 e 26 minorenni.

Crisi e femminicidi, la relazione del commissario – Sui casi femminili e sulla crisi, tra l’altro, insiste molto la relazione presentata dal commissario straordinario nominato dal governo sul fenomeno: “La crisi economica sta portando nel nostro Paese un aumento delle ‘povertà sociali’, materiali e immateriali – si legge nella relazione – . Prendiamo atto di operai in cassa integrazione, madri di famiglia che perdono il part time, ma anche manager, imprenditori, ricercatori che escono dal mondo del lavoro. Questa umanità ghermita dalla crisi – evidenzia ancora la Relazione – che qualche volta protesta e denuncia, spesso non traduce in processo sociale il proprio disagio e preferisce abbandonare tutto e tutti, anche la propria famiglia, forse a causa della indifferenza che accompagna il fenomeno. Si spiegano in tal modo i due terzi delle scomparse con motivazioni di ‘allontanamento volontario’. Si spiega, inoltre, il fenomeno odioso della violenza di genere e del ‘femminicidio’ connesso alle numerose scomparse di donne”.

Dall’anno della sua costituzione, nel 2007, l’Ufficio del Commissario di governo per le persone scomparse, “ne ha censito oltre 2.500, di cui la metà minorenni. Una percentuale pari al 40% circa del totale, sono donne straniere e/o comunitarie”.

Il fenomeno sul territorio
– Il Lazio è in testa nella triste classifica delle persone scomparse con 6.766 casi, seguito dalla Sicilia (3.900), dalla Lombardia (3.680), dalla Campania (3.146) e dalla Puglia (2.475). Ma per il ministro Alfano c’è una buona notizia, crescono i ritrovamenti: su 140 mila denunce di scomparsa dal 1994, sono state recuperate le tracce di 110 mila persone. Il commissario straordinario del governo per le persone sparite, il prefetto Vittorio Piscitelli, ha rilevato che “è un fenomeno non solo italiano, in altri Paesi le cifre sono ancora più allarmanti. Si registra un fortissimo aumento dei numeri negli ultimi due anni e occorre alzare il livello di guardia”.

Corpi senza volto. C’è un altro numero, nascosto dietro queste cifre: dal 30 giugno 2014 ci sono 1.283 corpi non ancora identificati nei vari obitori italiani, molti dei casi censiti sono rappresentati dai migranti annegati. Sono ancora 197 i corpi da identificare del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013.

Suicidi per ragioni economiche in aumento
– La relazione del commissario straordinario ha preso in esame anche i suicidi, rilevando che “nel 2013 sono state 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni di ordine economico, rispetto agli 89 casi registrati nel 2012: un suicidio ogni due giorni e mezzo”. Secondo la Relazione, che tiene conto di analisi del Censis e di Link Lab (Laboratorio di ricerca socio-economica dell’Università Link Campus University), “sale quindi a 238 il numero complessivo dei suicidi per motivi legati alla crisi economica, registrati in Italia nel biennio 2012-2013”. Dunque, “nell’ultimo quadrimestre del 2013, i suicidi riconducibili a motivazioni economiche rappresentano circa il 40% del totale registrato nell’intero anno”. Non solo: “Un suicida su due è imprenditore, ma in un anno – segnala la relaziona- è raddoppiato il numero dei disoccupati suicidi”, mentre “è triplicato anche quello degli ‘occupati’, per un fenomeno che non conosce più differenze geografiche” e si registra al Sud come al Nord.

Nel 2013, evidenzia infine la Relazione, anche “il numero più elevato dei tentativi di suicidio si registra ancora una volta tra coloro ai quali la crisi economica ha portato via il lavoro ma anche la speranza di proseguire o ricostruire altrove il proprio percorso professionale. Seguono gli imprenditori e i lavoratori dipendenti.

http://www.repubblica.it/cronaca/2014/10/24/news/persone_scomparse_alfano_italia-98899117/

Infedeltà professionale

Nei casi di infedeltà professionale, il datore di lavoro può far spiare i propri dipendenti dall’agenzia investigativa privata.

Lo può fare fuori dall’azienda:
1. per controllare se il lavoratore sta usufruendo illegittimamente dei permessi della “104” (leggi: “Permessi della legge 104: possibile pedinare il dipendente col detective”)

2. oppure per verificare se il dipendente è davvero in malattia (leggi “Il datore può far pedinare dagli investigatori il dipendente in malattia”); ma lo può fare anche all’interno dell’azienda, per infliggere il licenziamento per giusta causa nei confronti di chi viene pescato a rubare i beni dell’azienda.

Secondo infatti una sentenza della Cassazione (Cass. sent. n. 25162/14 del 26.11.2014) sono legittimi i controlli occulti affidati ai detective se non riguardano l’inadempimento della prestazione ma le condotte del dipendente che incidono sul patrimonio della società. Inutile aggrapparsi allo Statuto dei lavoratori che vieta i controlli a distanza dei dipendenti. La privacy e le garanzie lavoristiche vengono meno quando è in gioco la sicurezza dell’azienda e l’integrità del suo patrimonio. Il divieto dei controlli occulti imposto al datore, invece, riguarda solo i casi in cui l’indagine si spinga a verificare l’efficienza e la produttività del dipendente. Non è contestabile il licenziamento in tronco, senza alcun preavviso, nei confronti di chi è sorpreso a rubare sul posto di lavoro. Ciò che, però, aggiunge la sentenza in commento è che le prove del reato possono essere fornite in qualsiasi modo, anche dall’agenzia di investigazione privata ingaggiata ad hoc dall’imprenditore, che evidentemente sospetta del dipendente.
Lo spionaggio è tanto più legittimo quanto più si ha a che fare con incarichi “delicati” come quello della cassiera o del magazziniere. La delicatezza della funzione svolta da chi ha il maneggio di denaro o di chi ha la detenzione di tutta la merce dell’imprenditore non consente alcuna tolleranza.
Insomma, ben può il datore di lavoro rivolgersi a detective privati – diversi dalle guardie giurate chiamate a sorvegliare l’azienda dai furti esterni – laddove gli investigatori sono incaricati di spiare gli atti illeciti del lavoratore non riconducibili al mero inadempimento del prestatore d’opera.

http://www.laleggepertutti.it/59819_il-datore-puo-far-pedinare-dagli-investigatori-il-dipendente-in-malattia

L’evoluzione dei furti di auto

furti di auto

Ahimè, i furti in Italia sono molto frequenti. Per i furti di auto si parla di circa un furto ogni 5 minuti.

Tutti noi desideriamo proteggerci da questa sgradita eventualità, ma sembra proprio che le tecniche usate dai malviventi corrano pari passo con l’evoluzione degli antifurti, diventando sempre più innovative.

Inutile nascondere che le compagnie assicurative che offrono la garanzia furto e incendio si trovano davvero a disagio di fronte a questi furti super tecnologici: non lasciano traccia, non presentano scasso e sono sempre più irriconoscibili da una truffa assicurativa.

Esistono persino pirati informatici che si intromettono nel software che gestisce la vostra auto, sempre più computerizzata e paradossalmente più violabile.

I metodi che i nuovi ladri di auto stanno mettendo a punto sono in grado di eludere meccanismi di protezione avanzati e di volgere a proprio favore sistemi innovativi come le chiavi di prossimità.

Appostati in grandi parcheggi, magari comodamente seduti nella loro auto, i ladri utilizzano un dispositivo chiamato Jammer. Il dispositivo permette di schermare una porzione di spazio sufficientemente ampia da impedire al telecomando della vostra chiave di prossimità di chiudere realmente le portiere. Vi allontanerete in tranquillità dall’auto pensando di averla chiusa, ma non sarà così.
Nei grandi parcheggi, quindi, controllate sempre le portiere prima di allontanarvi.

Altro scherzetto è una sorta di “gioco di specchi”. Nel caso delle chiavi di prossimità, il dispositivo Keyless invia un segnale all’auto, che lo riconosce e si sblocca.
In questo caso i ladri devono necessariamente agire in coppia: pedinandovi, uno dei due complici tenta di “rimbalzare” il segnale della vostra chiave di prossimità in direzione dell’auto mentre il socio dovrà solo mettere in moto e partire, non avendo più bisogno della chiave per accendere l’auto.

http://blog.directline.it/assicurazione-auto-moto/come-ti-rubano-lautomobile-i-ladri/

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