L’attentato di Alì Agca al Santo Padre, che avvenne il 13 maggio 1981, ha rappresentato un evento terroristico particolarmente grave nella storia del nostro paese. Benché siano rimasti irrisolti alcuni aspetti su movente e mandanti, non è sostenibile la versione del terrorista di essere un folle isolato. Difatti le modalità di esecuzione dell’evento, rivelano che l’attentatore lo aveva pianificato con perizia e capacità organizzativa. Questo considerando diversi aspetti: il tipo di arma da usare, la distanza e il luogo da dove colpire, il momento particolare in cui agire: una piazza gremita di persone.
Con l’utilizzo di un’arma a canna lunga non sarebbe stato possibile occultarla dopo il fatto, ma comunque sarebbe stato estremamente difficoltoso anche gestirla prima, l’elevato numero di persone presenti l’avrebbero notata certamente.
Poco praticabile sarebbe stato l’utilizzo di un qualsiasi congegno esplosivo da lancio, tipo una bomba a mano, in quanto avrebbe potuto mancare il bersaglio a causa della troppa approssimazione del lancio. Storicamente ci sono anche esempi in tal senso.
Per cui l’unica arma idonea a raggiungere lo scopo, doveva obbligatoriamente essere una pistola: facile occultamento, facile utilizzo, possibilità di farla sembrare un prolungamento del braccio stesso.
L’attentatore, per avere maggiori probabilità di riuscita, deve aver considerato anche la distanza che doveva intercorrere tra il tiratore ed il bersaglio, che doveva essere poca, ma neppure troppa, per poter avere un tiro utile in condizioni ottimali. certamente era stata considerata la velocità del mezzo su cui si muoveva il Papa, sempre a “passo d’uomo”.
Non erano importanti né il senso di marcia del veicolo, né la folla dei fedeli, perché il bersaglio risultava sempre in posizione elevata e, soprattutto, privo di qualsiasi protezione.
Altro fattore importante, per l’attentatore, appunto il numero elevato di persone presenti al momento del transito del Papa, in quanto, dopo lo sparo, sarebbero state prese da paura e panico, rendendo più facile il suo allontanamento dal luogo dell’attentato e la sua stessa individuazione.
Solo dopo l’attentato furono esaminate tutte le fotografie e i filmati fatti: in alcuni di loro fu notata la presenza dell’attentatore, che aveva seguito il Santo Padre nei suoi spostamenti. Questo fatto, portato ad esempio, illustra la necessità, per un servizio di sicurezza di tale importanza, di fotografare e filmare le persone presenti.
In base al riscontro visivo che potrà essere fatto, potremo adottare la seguente regola: se la persona è vista in filmato due volte, potremo supporre trattarsi di una coincidenza. Ma se la presenza è rilevata tre volte, si può supporre che ci sia un possibile pericolo.
Estratto dal manuale “Tecniche di protezione – Scorta e Sicurezza”